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domenica 17 luglio 2011

Linguaggio verbale: trasmettere emozioni per lasciare il segno

Cos’è l’uomo se non un articolato bandolo di emozioni. Che siano belle o meno, che siano forti o appena accennate, le emozioni sono il sale della vita, la ragione stessa del vivere. La capacità di emozionare ovvero l’attitudine a suscitare delle emozioni nel prossimo, sono un passe-partout per arrivare dritto al punto, per elevare la propria comunicazione o le proprie relazioni ad un altro livello. In ogni presentazione degna di nota, lo speaker è capace di connettersi e trasferire emozioni all’audience che siano esse di divertimento, gioia, pathos, oppure rabbia, un racconto struggente, etc.... solo così lascerà il segno, non certo per i contenuti. Anche nelle conversazioni con una o poche persone, il saper suscitare dei sentimenti profondi fa la differenza nella capacità di entrare in contatto profondo con chi vi sta davanti.

Come sempre, passiamo a qualche consiglio pratico. Lo farò con un parallelismo con la musica, perché come le note musicali, le emozioni possono comporre la vostra sinfonia o  solo rumore. 

Connettersi. Stabilire un rapporto con chi vi sta di fronte.
Con chi il rapporto lo avete già, come un amico o il partner, passare un’emozione è più che normale, ma quando state parlando di un nuovo pubblico o semplicemente a una persona che non vi conosce a fondo, è assolutamente necessario creare un rapporto. Questo si può dare iniziando a parlare e conoscersi magari immedesimandosi con l’interlocutore. Prima di fare una presentazione, per esempio, scendo sempre tra le persone, stringo mani, chiedo da dove vengono, questo mi consente di creare un rapporto, per cui, dopo, mi rimane molto più facile  parlare davanti a loro e fare battute.

Sintonizzarsi. Questo vuol dire entrare in sintonia con il vostro interlocutore. Un po’ come uno strumento che si deve accordare con il La, bisogna saper vibrare con chi vi sta di fronte. Per far questo bisogna comprendere il vostro interlocutore, bisogna conoscere la vostra audience. Chi vuole passare efficacemente un messaggio, ha la responsabilità di adattarsi al ricevente, non il contrario. Così per passare delle emozioni bisogna sapere a quali emozioni il vostro pubblico è ricettivo. Tutte le emozioni hanno un forte potere, indubbiamente ce ne saranno alcune più adatte. Per esempio la paura è un’emozione fortissima ma poco appropriata a molti contesti e solo per comunicatori veramente esperti.

Scegliere il vostro brano. Dovete decidere quali emozioni passare e come passarle. Di solito saper generare una bella risata apre tutte le porte, distende e crea velocemente un’empatia con chi vi ascolta. In passato mi è stato detto di provare a far ridere solo se ne fossi stato veramente capace altrimenti si fa peggio. Nel tempo ho capito che era una gran stupidaggine, perché bisogna buttarsi e imparare, non si può rinunciare preventivamente ad uno strumento così efficace. Ma al contrario saper commuovere è altrettanto potente, raccontare delle storie ricche di pathos, sicuramente vi farà emergere dalle migliaia di persone che sono dimenticate il secondo dopo aver smesso di parlare. Sta voi scegliere, ve ne cito qualcuna dividendole in “positive” e “negative”, ovvero gioia/amore/serenità/entusiasmo/passione/allegria/eccitazione/sicurezza/gratitudine/calme/euforia/ottimismo... e dall’altro lato, rabbia, frustrazione, impotenza/ansia, insoddisfazione/colpa/rimorso/oppressione... per citarne alcune. Ovviamente le negative vanno maneggiate con cura.

Il volume emozionale. Le emozioni possono essere trasferite ad un volume molto differente così come una radio accesa. Dosate bene il modo in cui le trasferite in base al vostro pubblico e non in base a come vi sentite.

Il ritmo emozionale. Così come una bella musica, varia il proprio ritmo magari con un crescendo, voi dovrete variare le emozioni e il volume emozionale durate il vostro discorso o intervento. Schiacciate il piede sull'acceleratore e poi alzatelo e viceversa, sappiate dosare creando il giusto dramma. Comunque tutte le canzoni hanno un inizio e una fine e questi sono 2 momenti topici da saper costruire molto bene.

Gestire le proprie emozioni. Questo è il tassello più difficile da raggiungere. In realtà saper padroneggiare le emozioni che si vivono internamente, ampliando degli stati emotivi in certi momenti o riducendoli fino ad annullarli in altri, è un fattore chiave per trasmettere al meglio le emozioni a chi ci ascolta. E’ come un pittore che sa scegliere e dosare i colori da mettere sulla propria tela, certamente il quadro ne beneficerà e potrà arrivare ad essere un’opera d’arte. Per gestire le proprie emozioni bisogna conoscersi a fondo, sapere cosa ci genera queste emozioni, gestirle al punto da prenderne vantaggio e non subirle. Occhio che ho scritto “gestirle” e non “controllarle”, che sarebbe una “missione impossibile” perché sarebbe come arginare un mare in piena, ma gestirle si puo’, bisogna però impegnarsi a fondo, e l’intera vita ne beneficerà non solo la vostra comunicazione o le vostre relazioni.

Andate ed emozionate, non vi dimenticheranno mai più.



Link connessi:

Da semplice discorso a un grande discorso: come rendere memorabile il parlare in pubblico in 5 facili passi.

Parlare non basta: l’arte di farsi ascoltare.

 

 

2 commenti:

Gianni77 ha detto...

Grazie Super, bel post. Le emozioni sono qualcosa di difficile da gestire ma se riuscirò a canalizzarle la mia comunicazione farà un bel passo avanti....

Angela Di Monte ha detto...

Ho assistito a una conferenza di 3 giorni dove avrò visto una 40na di presentazioni. Ne ricordo a stento 2 o 3 ma una in particolare ha lasciato il segno perchè mi ha fatto emozionare. Bene credo che quella presentazione avesse molte delle caratteristiche che leggo sopra. Solo ex post riesco adesso a decodificare come poter avvicinare un simile risultato...