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sabato 12 febbraio 2011

Il No positivo – la capacità di dire No gratificando se stessi e gli altri

Una settimana fa sono entrato nella stanza del mio capo per chiedergli l’assegnazione di un progetto importante e ne sono uscito senza quel progetto ma contento. Mi sono chiesto come avesse fatto. Alcune persone hanno questo dono ma, come tutte le capacità, può essere appresa. Al contrario, tanto nella mia vita privata quanto in quella professionale mi è capitato di dire “Sì” quando, ripensandoci, mi sono scoperto a desiderare ardentemente aver detto “No”. Talvolta invece sono caduto nella trappola di aggredire l’atro con un “No” quando mi sarei sentito molto meglio se avessi impegnato l’altra parte in un sano confronto.

La qualità della nostra vita è legata alla capacità di dire “No” e alla capacità di saperlo esprimere. “Un -No- pronunciato con il più profondo convincimento è il migliore e più grande di un -Si- detto per compiacere o, peggio, per evitare guai.” Mahatma Gandhi.

Come dire un “NO” gratificando se stessi e gli altri?

1)    Bisogna prima avere ben chiaro quali sono i nostri interessi e obiettivi. Niente può donare una convinzione forte come aver ben chiaro cosa desideriamo nel nostro profondo. Conoscere il proprio schema di valori, i propri obiettivi e le proprie mete è il presupposto per raggiungerle e ottenere qualcosa per noi importante. Se poi riuscite anche a scriverle, darete ancora più chiarezza e convinzione alle stesse.

2)    Un no positivo, in breve, è un Sì! No. Sì? ” Il libro di William Ury “Il No positivo” lo spiega bene. Il primo Sì esprime i vostri interessi, il No esprime il vostro potere, il secondo Sì crea rapporto.
     Al contrario di un semplice no, che inizia con un No e finisce con un No, il No positivo comincia con un Sì e finisce con un Sì.  La chiave di un No positivo è il rispetto in se stessi e negli altri.  Il No positivo rappresenta un matrimonio fra le due parole essenziali del linguaggio: Sì e No. Il problema attuale è che separiamo i nostri Sì dai nostri No. Sì senza No significa condiscendere, mentre No senza Sì è dichiarare guerra. Il Sì senza il No distrugge la nostra soddisfazione personale e il No senza il Sì distrugge la nostra relazione con gli altri. Abbiamo bisogno di entrambi e insieme. Perché Sì è la parola chiave della comunicazione e No è quella dell’individualità. L’arte massima consiste nell’imparare ad integrarle, ad unirle in matrimonio. È questo il segreto per difendere ciò che sentiamo e di cui abbiamo bisogno, senza distruggere accordi importanti né relazioni preziose.

3)    Dire “No” senza dire “No”. Infatti, il “No” fa chiudere l’altro, è una parola forte che va usata con cura. Si può dire “No” in maniera chiara, inequivocabile, forte e ferma senza dire “No”. Per esempio ad una figlia che in sala di aspetto del dottore dice di voler andar via si può dire “cara dobbiamo rimanere ancora un po’ ”. Il segreto è addirittura ristrutturare un “No” come un “Sì”: ovvero invece di dire al figlio “Niente giochi finché non avrai fatto i compiti”, pi può affermare “Potrai giocare non appena avrai finito i compiti”.

3 commenti:

Andrea ha detto...

Io sono di quelli che dicono facilmente "no" ma in un modo che poi genera attriti con le persone. Andrò a leggere il libro del "no positivo" perché credo che il Si/no/Si sia molto efficace

Paolo ha detto...

Ho letto già il libro e l'ho travato illuminante. Molto utile anche quello che Ury scrive sul piano di riserva.

Anonimo ha detto...

Interessante ed utile: l'ho preso proprio perché mi trovavo lavorativamente nella necessità di dover rinegoziare/ridurre una collaborazione, sapendo che sarebbe stata presa molto male...e devo dire che seguendo i semplici consigli del libro, ho ottenuto lo scopo mantenendo comunque un buon rapporto finale (ancora presente, grazie al piano di riserva che avevo già pronto).
In realtà queste regole valgono per qualunque ambito, anche sentimentale: intendiamoci, non è che poi alla fine sono tutti soddisfatti (soprattutto se ci sono sentimenti di mezzo :-/), ma si tratta di far capire all'interlocutore la nostra reale, profonda e non negoziabile motivazione alla base del rifiuto: permette di affrontare l'interlocutore con le idee già molto chiare su come procedere con sicurezza di fronte ad ogni evoluzione della trattativa.
Forse l'elemento più interessante del libro è l'aspetto filosofico: ciascuno di noi, di fronte ad una determinata condizione, avverte istantaneamente se sia una cosa che ci va bene o no, ma anzichè far seguire comportamenti sbagliati (agire contro voglia, dare subito dei "no" scortesi o non motivati o con false scuse), il libro invita a riflettere un po' e cercare dentro di noi il reale motivo per cui avvertiamo la situazione come minaccia alla nostra persona/valori: una volta appurati, saranno quelli la base credibile ed inattaccabile per un rifiuto motivato...(ed ora potete fare a meno di comprare il libro! :-) Scherzo, tra l'altro l'Autore è stato mediatore nei principali "casini" mondiali: spiega ad esempio come a Cuba si sia evitata per un soffio una guerra nucleare USA/URSS....)